Johann Ritter von Marinovich, capitano di vascello (“Linienschiffkapitän”) era nato a Venezia nel 1793 e morì, assassinato dagli insorti, duranti i moti del 1848, il 22 marzo. Era marito di Maria Franziska von Marinovich e padre di Mathilde Maria Slesak. Ricoprì la carica di Comandante in Capo della Marina Austriaca e insieme di comandante dell’Arsenale di Venezia dal novembre 1847 al marzo 1848, anche se altre fonti storiche ritengono fosse soltanto il luogotenente all’Arsenale del vice-ammiraglio Antonio Martini.
Suo padre, un dalmata, originario di un piccolo paese, Perasto, vicino a Cattaro, aveva servito, da marinaio, la Repubblica di Venezia. Marinovich perse il padre da giovanissimo. Come lui intraprese la carriera marinara, prestando servizio come “Aspirante” nella Marina Militare Italiana sino al 1814 quando si arruolò nella Marina Austriaca dove divenne prima cadetto (“See-Kadett”) per poi essere promosso ai gradi successivi, fino a divenire capitano di vascello (“Linienschiffkapitän”), grado pari a colonnello (“Oberst”) dell’esercito di terra. In precedenza, come capitano di fregata (“Fregattenkapitän”) comandò per diversi anni una goletta austro-ungarica nel Levante, ricevendo numerosi encomi.
Fu nominato, nel 1834, a causa della sua particolare esperienza di servizio presso il Dipartimento della Marina del “Hofkriegsrates” (Consiglio Superiore di Corte di Guerra) a Vienna e presto – dopo che l’Arciduca Friederich si era dedicato alla carriera militare in Marina – era diventato insegnante di navigazione dell’Arciduca.
Marinovich fu anche più tardi il fedele compagno del principe sino ai grandi viaggi per mare nel 1840 e alla spedizione militare contro la Siria. Partecipò ai bombardamenti di Sidone (Saïda) e San Giovanni d’Acri, come comandante in seconda della fregata “Guerriera”, dove era imbarcato l’Arciduca Friedrich, ma si distinse in particolare a Beirut, l’11 settembre 1840, quando si offrì volontario per l’assalto contro le batterie nemiche, comandando i reparti che distrussero le difese nemiche.
Per i suoi servizi, l’8 dicembre 1840, fu decorato con la Corona Ferrea di 3ª Classe, cui due anni dopo fece seguito la concessione del titolo ereditario di Cavaliere. Nel 1842 accompagnò l’Arciduca Friedrich nel suo viaggio in Inghilterra. Quando l’Arciduca, nel 1844, fu nominato Comandante in Capo della Marina, Marinovich fu promosso capitano di vascello (“Linienschiffskapitän”) e rimase in servizio con questo grado sino alla morte dell’Arciduca, di cui fu consigliere.
A Marinovich va il merito di avere, per primo, individuato l’importanza del porto di Pola come possibile base navale militare. Per la sua competenza e onestà gli fu assegnato un incarico per lui odioso, quello di ripulire l’Arsenale di Venezia da favoritismi, abusi, furti e appropriazioni praticate dai precedenti amministratori. Marinovich si impegnò in questo incarico con grande fermezza, ma anche con disgusto morale crescente.
Marinovich decise di applicare misure rigorose: una stretta supervisione su tutte le attività, trattenute sul salario e il licenziamento immediato del colpevole. Decise contemporaneamente anche una riduzione del salario settimanale degli operai. Marinovich cresceva nella stima dei suoi superiori ed era, contemporaneamente, sempre più odiato dai suoi subordinati. Questa era la situazione quando, nella primavera del 1848, Venezia insorse, sotto la guida di Manin. Uno dei primi obiettivi degli insorti era la presa dell’Arsenale: allo scopo era necessario simulare o comunque far scoppiare un incidente e richiedere di conseguenza l’intervento della “Guardia Nazionale”, quale custode dell’ordine.
Gli operai dell’Arsenale si erano schierati con gli insorti già il 21 marzo, mentre la Fanteria di Marina, composta in gran parte da croati, fraternizzava apertamente con la rivolta. Solo gli ufficiali e i funzionari erano rimasti fedeli. Nella mattinata del 22 marzo 1848 Manin decise, che in un modo o nell’altro, bisognava mettere Marinovich fuori gioco e disse “sarebbe perfetto se morisse”. Nè gli avvertimenti degli amici nè quelli del suo superiore, il Maresciallo Luogotenente-Martini, affinchè non entrasse nell’Arsenale, almeno per alcuni giorni, potevano attenuare il coscienzioso senso del dovere di Marinovich. Egli prese ogni precauzione in quella che doveva essere una sua breve venuta all’Arsenale il mattino del 22 marzo, ma ben presto la notizia della sua presenza corse di bocca in bocca fra i lavoratori.
Ovunque si alzava il grido “Morte a Marinovich!” Alcuni ufficiali tentarono di farlo fuggire attraverso la nuova porta dell’Arsenale che dava sui giardini pubblici. Ma la porta era chiusa a chiave, si doveva cercarla e subito si seppe di questa ricerca. I lavoratori si precipitarono in massa verso l’area della porta, mentre alcuni degli ufficiali più stimati tentavano di placare gli animi. L’ufficiale di guardia consegnò a Marinovich le chiavi della torre vicina dove Marinovich avrebbe potuto attendere i soccorsi. Ma la massa degli operai sfondò, furiosa, la porta a colpi di ascia. Dall’alto delle scale, Marinovich, con due pistole e la sciabola sguainata, con voce ferma, chiese “Volete che io viva o muoia ?”. “A morte !” gridò la folla e assalì Marinovich che si difese eroicamente scaricando le pistole sugli aggressori e difendendosi a sciabolate. Ma gli assalitori erano troppi e gli trapassarono l’addome con le zeppe a punta delle barche gettandolo poi giù dalle scale.
Si narra che Marinovich chiese con voce rotta un sacerdote. Fu massacrato in modo bestiale.
MARINOVICH Johann von (1793- 1848)
Capitano di vascello; Comandante della Marina Austro-Veneta (Novembre 1847 – Marzo 1848)

