Significato del nome:
Il fratello dell’Imperatore Francesco Giuseppe, nato nel 1832, conosciuto a Trieste come Massimiliano. Comandante della Marina Austro-Ungarica, più tardi Imperatore del Messico come Massimiliano I, fucilato dai rivoluzionari messicani nel 1867.
La nave è conosciuta nei documenti ufficiali anche come “Erzherzog Ferdinand Max“, ma il nome sulla fiancata era scritto nella forma “Ferdinand Max“.
Unità gemelle:
“Habsburg“
Cantiere di costruzione:
Trieste, Stabilimento Giuseppe Tonello, Cantiere San Marco; progettista: Josef von Romako; impostazione: maggio 1863; varo: 24.5.1865; ingresso in servizio: 21.6.1866
Dislocamento:
5.140 tonn., 5.210,87 tonn. ad allestimento completato
Dimensioni:
lunghezza fra le perpendicolari: 79,97 m; lunghezza sopra il ponte: 83,75 m; larghezza: 15,96 m; immersione: 7,82 m; altezza sul livello del mare: 7,16 m; altezza dei portelloni dei cannoni sul livello del mare: 2,17 m
Propulsione:
1 motrice alternativa a 2 cilindri orizzontali, costruita nello Stabilimento Tecnico di Fiume; 6 caldaie; 1 elica Griffith del diametro di 6,10 m, a due pale; potenza: 2.925 Hp (alle prove del 10.2.1883); superficie velica: 1,958,85 m² (nel 1866), 1.205,47 m² (nel 1880)
Velocità:
12,5 nodi (al 19.6.1866), 12,54 nodi (al 10.2.1883); combustibile: 400 tonn. di carbone (consumo giornaliero: 74,2 tonn.)
Protezione:
cintura: 128 mm su un basamento di 660 mm di legno
Armamento:
• nel 1866: 16 cannoni a canna liscia AH da 18 cm / palla da 48 libbre; 4 cannoni ad avancarica AH da 6 cm / palla da 8 libbre; 2 cannoni ad avancarica AH da 4,7 cm / palla da 3 libbre
(altre fonti: 18 cannoni a canna liscia AH da 18 cm / palla da 48 libbre)
armamento dell’ equipaggio: 299 fucili, 100 pistole, 35 revolver, 150 sciabole
• nel 1869: 16 cannoni Krupp da 21 cm
• nel 1870: 14 cannoni Armstrong da 18 cm
Equipaggio:
permanente effettivo: 434 uomini (previsti originariamente), 489 uomini (nel 1866), 482 uomini (nel 1875), 511 uomini (nel 1877); di complemento: 1.022 uomin i (nel 1877)
Storia:
Fu la prima nave da battaglia della k.u.k. Kriegsmarine a portare il nome del fratello dell’Imperatore, Massimiliano, che sarà fucilato dai rivoluzionari in Messico. La seconda sarà la nave da battaglia costruita nel Cantiere “San Marco” di Trieste fra il 1904 e il 1907.
La nave fu varata l’anno precedente alla battaglia di Lissa. Il suo armamento variò col tempo, ma a Lissa, nonostante che i due cannoni rigati da 20,3 centimetri a retrocarica previsti e ordinati alla Krupp, non fossero stati ancora installati, la sua bordata – con i 18 cannoni ad avancarica da 48 libbre – era di ben 384 libbre.
In origine la “Ferdinand Max“, che montava alberatura velica a nave (tre alberi a vele quadre) successivamente ridotta e poi abolita, era somigliante al prototipo della prima nave corazzata, la francese “Gloire“, in realtà era concettualmente differente e realizzata con i principi costruttivi che avrebbero poi sviluppato le unità successive sino alla britannica “Dreadnought” che avrebbe segnato la svolta definitiva del concetto di nave moderna.
Subito dopo il varo si decise di cambiare l’armamento. Così la “Ferdinand Max” fu trainata, incompleta, da Trieste a Pola, dove fu armata in tutta fretta solo con i cannoni ad avancarica da 48 libbre, perché quelli a retrocarica ordinati alla Krupp non erano ancora arrivati a causa della crescente tensione fra Austria e Prussia: il torrione di comando era ancora senza protezione, mancavano i portelloni dei cannoni.
Fu il contrammiraglio Tegetthoff ad ordinare di montare in cantiere la corazzatura solo sulla parte anteriore dello scafo, oltre a fare aggiungere un piccolo ponte davanti al fumaiolo dal quale dirigere le operazioni di speronamento. Tegetthoff riteneva infatti che, mancando dei pezzi pesanti da otto pollici, l’arma principale della sua nave di maggiore tonnellaggio (insieme alla gemella “Habsburg“) sarebbe stata lo sperone. Inoltre la “Ferdinand Max” era stata scelta come ammiraglia al posto della sua preferita fregata di legno, la “Schwarzenberg“, perché altrimenti il suo equipaggio avrebbe potuto non avere la dovuta fiducia nel mezzo a causa della sua incompletezza. La presenza del contrammiraglio a bordo doveva essere rassicurante. Molta attenzione venne posta durante le poche settimane che precedettero la battaglia nell’addestramento al tiro ed alla manovra, e nelle tattiche di combattimento da applicare da parte dei comandanti; Tegetthoff venne più volte sentito ripetere “una volta in battaglia, speronate qualunque cosa pitturata di grigio” facendo riferimento alla pitturazione standard delle navi italiane, che si distinguevano dalle navi austriache dipinte di nero.
Il 24 giugno 1866 la “Ferdinand Max” imbarcò il contrammiraglio Wilhelm von Tegetthoff e uscì in missione esplorativa in direzione di Ancona.
Il 20 luglio si combatté la battaglia di Lissa fra la flotta austro-ungarica e quella italiana. La “Ferdinand Max” ebbe un ruolo determinante sul risultato dello scontro. Tegetthoff scagliò infatti la sua nave prima contro l’ammiraglia italiana “Re d’Italia” e quindi contro la “Palestro“. In entrambi i casi causò gravi danni. La “Re d’Italia” venne circondata da quattro corazzate avversarie. Una cannonata bloccò il suo timone e il comandante Faà di Bruno ordinò di fermare i motori per riparare l’avaria. Il capitano di vascello Max Freiherr Daublebsky von Sterneck zu Ehrenstein, comandante della “Ferdinand Max” approfittò dell’occasione e ordinò di speronare la “Re d’Italia“, aprendo uno squarcio di sei metri sotto la linea di galleggiamento. La “Re d’Italia” affondò nel giro di pochi minuti.
La “Ferdinand Max” si rivolse contro la “Palestro“, speronandola. La “Palestro” perse un albero e una bordata lanciata dalla “Ferdinand Max” incendiò un deposito di carbone: il fuoco arrivò ai barili di polvere e la “Palestro” esplose, affondando con tutto l’equipaggio ad eccezione di una ventina di marinai. Durante lo speronamento l’asta che reggeva la bandiera issata a prora della pirofregata austro-ungarica si spezzò. Un marinaio costruì un’asta di fortuna e la portò sul ponte di comando al contrammiraglio Tegetthoff che nel dopoguerra la portò a Vienna, consegnandola direttamente all’Imperatore Franz Joseph. La bandiera fu più tardi trasferita al Museo della Marina di Pola, ma dopo il 1918 non se ne ebbero più notizie.
Mentre la “Ferdinand Max” si allontanava, anch’essa danneggiata dagli attacchi di speronamento eseguiti, la corazzata italiana “Ancona” strinse le distanze tentando di speronarla a sua volta. Nell’eccitazione del momento, i cannonieri italiani spararono una bordata a bruciapelo, dimenticando però di caricare le palle di cannone. Durante la battaglia la “Ferdinand Max” aveva sparato 156 colpi, subendone 42 e perdendo un solo uomo.
Il 13 agosto, con l’Arciduca Albrecht a bordo, la nave giunse nel porto di Trieste per smentire le voci diffuse dagli italiani su di un suo affondamento. A bordo della “Ferdinand Max” fu dato un sontuoso ricevimento e Tegetthoff pagò personalmente le spese.
Nel novembre 1866 furono installati i cannoni Krupp, che erano nel frattempo arrivati e i portelloni mancanti. Le riparazioni allo scafo richiedevano il ricovero in bacino e furono eseguite nel cantiere di Malta nell’estate del 1867. Successivamente, a Trieste, vennero effettuate altre modifiche in coperta.
Nel 1869 la nave partecipò al recupero della fregata “Radetzky” per accompagnare poi l’Imperatore Franz Joseph ai Dardanelli e, successivamente, all’inaugurazione del Canale di Suez.
Nel 1870 a Pola furono effettuati importanti lavori di consolidamento e il montaggio in coperta di un nuovo ponte di comando. Nel 1877 furono sostituite le caldaie e la nave fu posta in servizio nella Riserva. Nel 1880 fu ridotta l’alberatura e nel 1882 fu installato un sistema di puntamento elettrico.
Nel 1883 la “Ferdinand Max” effettuò una crociera fra le isole del Mare Egeo e l’anno successivo lungo le coste della Dalmazia, partecipando poi, nel luglio 1884 alle manovre della Squadra alla presenza dell’ Imperatore Franz Joseph e dell’erede al trono, Arciduca Rudolph.
Il 19 maggio 1886 venne radiata dal servizio attivo. Dal 1889 al 1908 venne utilizzata come nave scuola per la Scuola di Artiglieria, per essere poi sostituita in questo compito dalla corazzata “Erzherzog Albrecht” ed essere destinata a nave dormitorio.
Nel 1916 fu avviata alla demolizione nonostante la volontà dell’Arciduca Franz Ferdinand fosse stata quella di trasformarla in nave museo. Fra il 1916 e il 1917 la “Ferdinand Max” fu demolita: la chiodatura ed altre piccole parti furono utilizzate per le esigenze di guerra.