Wildfang (384)
cacciatorpediniere

Significato del nome

Bambino sfrenato, vivace.

Unità gemelle

Huszar, Ulan, Streiter, Scharfschütze, Uskoke, Turul, Pandur, Csikos, Reka, Velebit, Dinara, Huszar II, Warasdiner

Cantiere di costruzione

Trieste, Stabilinento Tecnico Triestino, Cantiere San Marco; progettista: Yarrow Poplar; impostazione: 7.12.1905; varo: 29.8.1906; completamento: 15.6.1907; ingresso in servizio: 31.12.1907; costo complessivo: 1.528.879 corone

Dislocamento

389,406 tonn., 413,90 tonn. ad allestimento completato

Dimensioni

lunghezza al galleggiamento: 67,13 m; lunghezza fuori tutto: 68,38 m; larghezza: 6,26 m; immersione: 1,78 m (1,86 m ad allestimento completato)

Propulsione

28,47 nodi; autonomia: 500 miglia a 28 nodi; combustibile: 90,6 tonn. di carbone

Velocità

33,36 nodi; autonomia: 560 miglia a 32 nodi; combustibile: 108 tonn. di carbone

Protezione

/

Armamento

  • nel 1906: 1 cannone da 70 mm; 7 cannoni da 47 mm; 2 lanciasiluri da 450 mm sul ponte; 4 siluri
  • nel 1913: 1 cannone da 70 mm; 5 cannoni da 70 mm; 2 lanciasiluri da 450 mm sul ponte; 4 siluri
  • dal 1915: in aggiunta 1 mitragliatrice MG

Equipaggio

permanente effettivo: 4 + 61 uomini nel 1907

Storia

I primi anni del “Wildfang” nella Squadra non videro avvenimenti di rilevo. Uscì da Pola appena nel novembre 1912 per partecipare, assegnato alla Flottiglia Torpediniere, alla Guerra Balcanica.
Nel 1914 fu assegnato a Cattaro e Durazzo, intervenendo con le altre navi della Squadra in aiuto dell’ incrociatore tedesco “Goeben” che tentava di sfuggire alla flotta francese e di raggiungere Costantinopoli. Nel 1915 fece base a Sebenico per attaccare le isole Tremiti, l’ isola di Cretaccio e le coste italiane. Il 18 giugno bombardava Rimini e poi le foci del Tagliamento, attaccando anche, a cannonate, quattro torpediniere italiane. Nel luglio, insiene al posamine “Chamäleon”, fu impegnato nella posa di campi minati lungo le coste dalmate e nel golfo di Trieste e poi in attività di cacciamine a Sebenico e Pola.
Nel novembre appoggiò l’ attacco aereo contro Venezia. Nel febbraio 1916 attaccava nuovamente le coste italiane bombardando le stazioni ferroviarie di Ortona e di San Vito. Sulla via del ritorno ebbe uno scontro a fuoco a grande distanza con il cacciatorpediniere italiano “Bronzetti” a sud di Cattaro. Il 15 giugno 1916 si scontrò vicino a Medua con tre torpediniere italiane e poi nell’ agosto con cacciatorpedinieri nemici al largo di Molfetta.
Agli inizi del 1917 fu assegnato a Lussino per poi trasferirsi dopo breve tempo a Pola. Il 4 giugno, a poca distanza da Punta Peneda, durante un’ operazione nel Nord Adriatico, urtò probabilmente contro una mina. L’ esplosione, avvenuta a prua, coinvolse anche il locale deposito munizioni. Immediatamente dopo esplosero anche tre caldaie e il deposito munizioni di poppa. In dieci minuti anche la poppa era sommersa e il comandante, capitano di corvetta (“Korvettenkapitän”) Albert Machnitsch, ordinò ai superstiti di abbandonare la nave. Con il comandante affondarono un altro ufficiale e ventitre marinai. I superstiti vennero presi a bordo da parte della torpediniera “74” che scortava il “Wildfang”.