Il “Seebataillon Triest” (“Seebaon Triest”)

Il “Seebataillon Triest” (“Seebaon Triest”)

Tra il 1914 ed il 1915, nel periodo precedente all’entrata in guerra dell’Italia, a Trieste si verificò una situazione quasi surreale. Dopo la mobilitazione, nel luglio 1914, la “Brigata Trieste” venne in breve tempo dispiegata sul fronte russo: ciò lasciò del tutto sguarnita Trieste, che si ritrovò presidiata da undici (!!!) soldati di leva della difesa territoriale e da una compagnia della Marina.
L’ammiraglio Alfred von Koudelka, comandante del settore della Marina, ottenne fin dal settembre 1914 i rinforzi necessari ad imbastire la difesa necessaria: 300 uomini, 4 mitragliatrici e 4 cannoni da difesa costiera. Il distaccamento della Marina fu da quel momento chiamato “Battaglione da sbarco Trieste” (“Seebataillon Triest”, o anche “Seebaon Triest”), al comando del capitano di corvetta von Lang.
Gli uomini provenivano dalla base navale di Pola. Secondo altre fonti il “Seebataillon Triest” fu costituito nel settembre 1914 in quanto si temeva un attacco italiano su Trieste in occasione dell’ anniversario del venti settembre.
Nel gennaio 1915, su suggerimento del generale Chavanne, si decise di formare anche a Trieste un battaglione di fucilieri volontari, facendo ricorso ai giovani studenti cittadini. Nacque così l’ ”Imperial Regio Corpo di giovani fucilieri di Trieste” (“Jungschützenkorps Triest”), che fu poi inquadrato come 3ª compagnia nel “Seebataillon Triest”. All’inizio era previsto un massimo di 150 effettivi. Si presentarono in 245, la maggior parte di buona famiglia. Ma non tutti furono accettati: 35 non erano idonei fisicamente, 9 non erano idonei per motivi politici o morali, 18 non avevano ancora compiuto 17 anni e 55 erano in procinto di essere chiamati alle armi nella milizia territoriale delle classi 1895 e 1896. Così il 1° marzo 1915 lo “Jungschützenkorps Triest” aveva 137 componenti, di cui 7 avevano già finito le scuole superiori e altri 106 le stavano ancora frequentando; gli altri lavoravano. Quasi tutti frequentavano le scuole tedesche, l’Istituto Nautico e l’Istituto Commerciale; solo due provenivano dalle scuole comunali italiane.
Molti studenti triestini così, indossando l’uniforme della k.u.k. Kriegsmarine, evitarono il fronte della Galizia e, secondo la testimonianza di von Koudelka, “dimostrarono le loro buone qualità: erano intelligenti, ligi al dovere e coraggiosi. Operarono in modo eccellente, soprattutto come addetti alle trasmissioni ed ai servizi di collegamento. […] Un unico professore d’ispirazione ultratedesca, proveniente dalla scuola media formativa, creò dei problemi: egli non gradiva il fatto che gli studenti giungessero a scuola non solo in uniforme ma con tanto di fucile al fianco.”
Il “Seebataillon Triest” era praticamente un reparto di fanteria di marina, anche se operava alle dipendenze della 187ª Brigata di Fanteria, ed era quindi equipaggiato per operazioni militari in aree marittime: era stato infatti pensato originariamente per essere impiegato nelle zone lagunari di Grado. Era reclutato prevalentemente, se non esclusivamente dalla zona di Trieste e del Litorale Austriaco (“Österreichisches Küstenland”).
Via via che i rapporti con l’Italia precipitavano e la guerra si avvicinava, von Koudelka ottenne sempre più truppe e dotazioni per presidiare il futuro secondo fronte: la zona al suo comando fu estesa dalla costa, da Aurisina a Trieste, e fino a Postumia ed al Quieto.
Dopo lo scoppio della guerra con l’Italia, che avvenne il 23 maggio 1915, le occasioni di combattimento per il “Seebataillon Triest” non mancarono, ma furono comunque episodiche. Tutto sommato, il suo scopo principale era la difesa costiera, in funzione antisbarco, e per contrastare con duelli d’artiglieria le batterie italiane che sparavano da pontoni ancorati a Punta Sdobba; secondariamente, fungeva da riserva per le unità di fanteria al fronte, impegnate nelle continue battaglie dell’ Isonzo.
Il Parco dei Cervi della Cernizza, riserva di caccia dei principi di Duino, divenne sede di una compagnia del “Seebataillon Triest” con in dotazione, fin dall’inizio delle ostilità con l’Italia, di un cannone da 120 millimetri, preda bellica della Guerra dei Boxer dell’inizio del Novecento; più tardi, nel 1917, si aggiungerà un cannone a canna breve da 150 millimetri.
L’insediamento della compagnia nella località della Cernizza ebbe un prologo movimentato che apprendiamo dal diario di von Koudelka: “Le sezioni di difesa dell’esercito avevano l’ordine di far saltare strade e ponti solo in fase di ritirata. Contrariamente a ciò, alla dichiarazione di guerra con l’Italia, fecero saltare tutto ciò che capitava loro a tiro. Tra le altre cose il ponte sul Timavo e il molo di Sistiana. Posarono inoltre una notevole quantità di mine sul terreno, ritirandosi senza indicare la loro posizione. Questo portò gravi perdite tra le nostre truppe tanto che il capitano di corvetta von Lang dovette far circolare nel parco e nella riserva di caccia di Duino una mandria di mucche per liberare la zona dalle mine”. Ossa di questi animali si trovano ancora sparse in tutta la zona.
La grotta “Fioravante” fu il ricovero degli ufficiali della compagnia mentre i soldati trovavano rifugio nelle baracche. Sempre dal diario del viceammiraglio: “Il cannone da 12° millimetri requisito in Cina dette buoni risultati. Il 24 ottobre ad esempio combattè contro tre batterie pesanti delle lagune mettendone fuori uso una e danneggiando seriamente una seconda. Fu naturalmente soggetto a seri attacchi. Nel corso di uno di questi il comandante ordinò ai suoi uomini di ritirarsi nei rifugi. Le munizioni pronte per l’uso rimasero tra l’erba secca, purtroppo con la punta rivolta verso le baracche. Una granata italiana dette fuoco all’erba, i proiettili esplosero e uccisero quasi l’intera compagnia”
Sempre leggendo le memorie dell’ammiraglio von Koudelka, nel libro “Rotta su Trieste”, scopriamo che nel giugno 1915, sul monte Babca (Babiza), sul costone fra Aurisina e Santa Croce, fu installata una stazione di segnalazione di cui numerosi manufatti militari, costruiti con pietre a secco, sono tutt’oggi visibili sul crinale del monte Babiza. L’ artiglieria italiana faceva grande uso di granate da 305 millimetri le quali tuttavia, quando colpivano la roccia spesso non detonavano.
I pionieri della k.u.k. Kriegsmarine allora le disinnescavano recuperandone l’esplosivo, che poi veniva utilizzato per lo scavo di rifugi in caverna. Sopra la cava orientale fu piazzata una batteria da 90 millimetri; successivamente, due cannoni a tiro rapido L/44 da 47 millimetri furono piazzati sopra la cava occidentale. Tutti i bunker e le piazzole d’artiglieria di cui si scorgono i resti lungo il sentiero Rilke, fra Sistiana e Duino, furono proprio presidiati da questo particolare corpo di “fanteria di marina”.
L’uniforme del “Seebaon” era particolare: si trattava della stessa divisa della fanteria, color “feldgrau”, ma con il berretto da marinaio … anch’ esso color “feldgrau”, anzichè blu: la divisa di colore blù della k.u.k. Kriegsmarine avrebbe infatti rappresentato un bersaglio ideale sulle bianche pietraie del Carso. All’atto dell’arruolamento avevano ricevuto: 1 berretto, 1 nastro per il berretto con la scritta “k.u.k. Kriegsmarine”, 1 paio di pantaloni, 1 camicia, 2 colletti di camicia, 2 maglie invernali, 1 paletot, 1 sacco per il pane, 1 paio di gambali. Persino le armi utilizzate erano inusuali: i soldati del “Seebataillon Triest” avevano infatti in dotazione il fucile Steyr “Repetiergewehr M14”, che poi non era altro che una versione del più comune Gewehr 98 destinata al mercato sudamericano, soprattutto Messico, Cile e Colombia.
Allo scoppio della guerra la Steyr aveva a disposizione una grossa dotazione di tali fucili, pronti per l’esportazione, che furono immediatamente requisiti dall’esercito. La differenza principale rispetto al Gewehr 98 consisteva nel calibro, che era di 7 millimetri anziché di 7,92 millimetri. Ciò lo rendeva inadatto alla distribuzione alle truppe combattenti in prima linea, poichè vi sarebbero stati troppi problemi logistici per i rifornimenti di munizioni. Si decise quindi di distribuirlo alle milizie territoriali e, di conseguenza, anche al “Seebataillon Triest”.
Il “Seebataillon Triest” formò, con la 187ª Brigata di Fanteria, la riserva del VII° Corpo d’ Armata, sull’Hermada, durante la Iª battaglia dell’ Isonzo. Durante la IIª invece era schierato fra il Monte Hermada e Duino. Durante la IIIª e la IVª battaglia dell’Isonzo era di riserva a Sistiana. Il distacco dalla 187ª Brigata di Fanteria avvenne quando quest’ultima venne mandata sul Monte San Michele, mentre le truppe di marina venivano fatte rimanere vicino al mare.
(Testo liberamente tratto da “Carso Segreto” di Franco Tauceri).